È il giorno dopo, quello in cui si è ancora frastornati e spaventati, quello in cui i momenti di totale sconforto si alternano a quell’ottimismo e alla voglia di fare che mi normalmente mi accompagnano.
Invece siamo qui a fare la conta dei danni e a cercare di capire come rimetterci in piedi, passando dal voler mollare tutto a dire forza Silvia, rinasceremo insieme.
Oggi avremmo voluto allietarvi con le immagini dei preparativi per un fine settimana davvero tanto atteso, con le foto e i primi commenti di Raffaella, Monica e Paola che dovevano arrivare già nel pomeriggio di venerdì per passare insieme a noi l’intero fine settimana e successivamente Carolina, Francesca, Chiara e Lina che ci avrebbero raggiunte il sabato mattina.
Disgraziatamente Baraonda, la capofila delle barche coinvolte nel progetto Una vela per la rinascita ha subito danni ingenti in occasione del fortunale e della tromba d’aria che ieri, 18 agosto, si è abbattuta su Marina di Carrara.
Tutto era praticamente pronto, le cabine pulite e profumate, le lenzuola pronte e solo da mettere ai letti, la barca tirata a lucido, la cambusa fatta – mancava solo il fresco che avrei acquistato venerdì e da accendere il frigorifero.
Mercoledì pomeriggio Andrea ed io abbiamo anche fatto carburante, poi – sapendo che erano previsti temporali – abbiamo ben chiuso la randa, sistemato gli ormeggi, alzato la passerella e messo il vaso di Gigio il basilico in pozzetto.
Avevo anche ben lavato la barca che sai mai che poi ho poco tempo e quanto meno basta dare una sciacquatina al volo.
Il downburst e i danni
Poi giovedì il fortunale, la tromba d’aria, il downburst – come pare si chiami questo genere di fenomeni – nove minuti di paura.
Percorrendo i 500 metri che separano casa dal Club Nautico di Marina di Carrara e da Baraonda vi confesso che avevo le lacrime agli occhi, lo spettacolo era devastante, incrociavo gli sguardi attoniti e gli occhi ancora pieni di paura di chi come me usciva dai palazzi e dalle case per verificare i danni.
Arrivata al pontile ho quasi avuto un moto di sollievo nel vedere che la barca era ancora lì e che lo scafo aveva retto, nonostante questo i danni riportati sono ingenti.
Il vento si è infilato nel lazy bag (il sacco che racchiude la randa) facendola uscire verso poppa e facendone letteralmente coriandoli, stessa sorte per il tendalino, la passerella in qualche modo ha agganciato il giardinetto a poppa e lo ha strappato dalle basi dei candelieri.
Questo è ciò che mi sono trovata davanti. Resta incredibile la precisione chirurgica del vento che ha lasciato intatta la barca alla nostra sinistra, mentre ha danneggiato pesantemente quelle alla nostra destra.
Ora stiamo cercando di definire tempi e modi per poter rimediare ai danni subiti e ripartire il prossimo 2-3 settembre.
Nell’immediato prevediamo di fare solo gli interventi più urgenti per mettere in sicurezza il giardinetto e i candelieri.
Randa, lazy bag, accessori vari e bimini sono completamente da rifare, bisogna cambiare le basi di diversi candelieri e mettere in sicurezza il giardinetto a poppa, la passerella è più ballerina che mai e pensate che una delle bitte a prua si è torta spaccando la coperta (e il teak è ben duro!).
Come aiutare
Contiamo sul sostegno di ciascuno di voi, anche una piccola donazione ci aiuterà a ripartire e portare avanti Una vela per la rinascita. Per questo abbiamo istituito una raccolta fondi specifica per rimettere in sesto Baraonda e proseguire nella nostra meravigliosa avventura.
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